mercoledì 26 ottobre 2011

Mai (nemmeno una volta)



Dopo aver visto A dangerous method - Freud contro Jung secondo un Cronemberg qui al suo minimo storico - posso tranquillamente continuare a giudicare come invulnerabile alla smentita la seguente, inveterata mia convinzione: mai (nemmeno una volta) in un film uno scienziato, un filosofo o un accademico sono stati rappresentati in modo credibile. Ma stavolta si è toccato il fondo: Freud, che per Breton era un petit veillard sans allure, rassomiglia a una specie di grosso boscaiolo con il sigaro sempre acceso e "racconta" i suoi sogni a Jung il quale, figurarsi, "li interpreta". Poi i due si danno il cambio, Jung racconta il sogno e Freud cerca di capirci qualcosa. Per sperare che anche un semplice uomo di concetto sia raffigurato per bene in pellicola bisognerà attendere il giorno in cui i registi saranno filosofi, o i filosofi registi.

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