venerdì 28 febbraio 2014

In realtà, demoniache






Stephen Frears è l'uomo che è riuscito a farmi innamorare della regina d'Inghilterra; il che non toglie che il suo ultimo film, Philomena, abbia qualcosa di paralizzato. Per cominciare, il fatto che il protagonista maschile del film sia qualcuno che non può permettersi di biasimare le disumane suore cattoliche all'origine della "mostruosità" raccontata da Frears, perché egli stesso reprobo e "nel fango", impedisce il normale dispiegamento delle argomentazioni pro e contro. In secondo luogo, Frears manipola i rapporti fra comunità, ideologia e società. L'osmosi - e magari la connivenza e il rilancio - fra religione e società irlandese è neutralizzata: il ragazzo che mette incinta Philomena è un deus ex machina all'incontrario (causa il conflitto, invece di risolverlo), è semplicemente "bello", e il film non discute la sua successiva latitanza, quindi la sua correità con il crimine commesso dalle suore. Altrettanto introvabile la domanda che il regista avrebbe dovuto porsi, se cioè la sorte di una ragazza-madre irlandese negli anni Sessanta che non volesse rifugiarsi in un istituto religioso non fosse altrettanto, o più atroce, di quella subita dalla protagonista, il che aprirebbe la questione della solidarietà fra le suore e il contesto in cui operano, appena appena rivelata in un dialogo che si svolge in un pub, dove la barista spiffera tutto al giornalista aggiungendo però che lei "non è una pettegola". Più grave è che le suore siano per sineddoche "tutto" il cattolicesimo, senza eccezioni; quando sarebbe stato facile (ed è la norma nelle opere d'arte scevre da pregiudizi e interessate alla verità, che è sempre prismatica) introdurre figure umane anche fra le suore dell'istituto. Per esempio, quando una suora consegna a Philomena una foto del figlio, verosimilmente ella sa che presto verrà sottratto alla madre; eppure la consegna avviene a ciglio asciutto, senza il minimo coinvolgimento emotivo. E' verosimile, questo gelo? Anche la collaboratrice di colore poteva essere una figura eccentrica, e invece Frears ne ha fatto una specie di brutale questurino. Infine, nel corso del film non compare nessun argomentum ad hominem contro le suore: nessuno che dica loro: credete che le donne sterili alle quali vendete i bambini non abbiano avuto rapporti prematrimoniali? Perché vendete bambini solo ai ricchi? In tutto il film, non c'è nessuno che le accusi di avere frainteso fino alla devastazione il Vangelo; e di essere, in realtà, demoniache.