giovedì 10 novembre 2011

Io, invece


Ieri pomeriggio, alle 18,30, presentazione di due romanzi in contemporanea. Decido di accettare, l'invito viene da un'amica. Gli autori stabiliscono di parlare l'uno del libro dell'altro, andrebbe tutto bene ma l'autore n.1 parla per circa un quarto d'ora del romanzo dell'autore n. 2, mentre l'autore n. 2 proprio non ce la fa a ricambiare. A dire il vero ci prova, ce la mette tutta, ma il compito è superiore alle sue forze. E' anche poeta, è troppo self-centered, è inevitabile: per ogni frase dedicata all'altro ce ne sono tre che parlano di sé, del suo romanzo o della sua vita. Si imbarca in una laudatio temporis acti che non finisce più. Ricorda con nostalgia gli anni '60, ha il mito della Vita agra di Bianciardi: quando tutti erano più buoni e poveri e puliti e ancora non avevano sigillato Piazza Vittorio sotto alcune tonnellate di travertino (dimenticando con tutta evidenza che la Vita agra raffigura gli anni del boom economico come un inferno). Biasima anche i radical chic che trangugiano aperitivi al Pigneto, il quartiere amato da Pasolini, e quasi si commuove al ricordo delle poverissime borgate romane di una volta.
L'altro romanziere è leggermente irritato dal fatto che il tempo dedicato al suo volume è stato decisamente inferiore, ma annuisce: in fondo anche il suo libro parla di un quartiere popolare, San Giovanni, e in particolare di un casermone della Cooperativa Tranvieri, cui corre grata la memoria.
Quando vado via, mi avvicino allo scrittore della cooperativa tranvieri e gli dico che leggerò volentieri il romanzo. E anche se temo che nel mio appartamento ci siano troppi quadri per darmi delle arie lumpen, aggiungo che io, a San Giovanni, ci abito. Lui mi sorride e mi risponde con la bonarietà di chi ti allunga una coltellata: "Ma che bello, io invece abito a Via dei Serpenti." Mi congratulo, poi sorrido (solo a me stesso) della mia ingenuità, e mi guardo attorno: siamo praticamente appollaiati sopra Fontana di Trevi, sulla terrazza di un albergo. Potremmo gettare la monetina da quassù ed uccidere un turista giapponese, non se ne accorgerebbe nessuno. La sobrietà è una gran cosa, ma meglio ammirarla da una postazione differente. Più aquilina. Sì, forse abbiamo avuto un passato parco. Ed è giusto abbandonarsi alla nostalgia. Ma non bisogna esagerare.
Saluto anche l'altro scrittore, ma stavolta da lontano. Che la sua vita agra si svolga, attualmente, ai Parioli?


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