mercoledì 28 dicembre 2011

Primo giorno di scuola


La maestra era vecchia ma entrò nell'aula a passo veloce e salì in cattedra. Poi sollevò un braccio e indicando la finestra disse "Buongiorno, bambini! Oggi splende il...?" Visto che con gli occhi invitava a completare la frase, tutti senza esitare esclamarono in coro "sole!". Tutti tranne me. L'altrui perspicacia mi annichilì: a me, quella mattina del 1974, sembrava che splendessero molte cose. I banchi, le penne nuove, le pareti dell'aula. Il rossetto un po' grumoso della maestra, gli occhi dei miei compagni. Oltre il vetro, poi, splendevano gli alberi, la ringhiera che abbracciava il cortile, il cielo luminoso... Come diavolo avevano fatto gli altri a capire in un istante cosa splendesse in primo luogo, cosa splendesse in una sua diversa, distaccata antonomasia?


martedì 27 dicembre 2011

La traccia animale


Ringrazio Andrea Cortellessa per aver fatto uscire nel giro di qualche settimana (lusinghieri regali di Natale) ben due recensioni della Gallina, che intrattengono un rapporto di differenza deleuziana (una differenza, cioè, non oppositiva). La prima è apparsa sul numero sette di Alfabeta2, ancora in edicola; la seconda sulla rivista svizzera Galatea, un nome che evoca perversioni "unheimliche" non meno che mitologiche. Eccone in calce la trascrizione, qui invece il link a Galatea e ad Alfabeta2:

http://www.galatea.ch/index.php/sommario/diario/libri/item/281-un-fisico-bestiale.html

http://www.alfabeta2.it/




Un fisico bestiale
di Andrea Cortellessa






L’animale, si diceva, è il diverso dall’uomo. In quanto tale da sempre rappresenta un termine di paragone con le dinamiche umane che dallo stato di natura più si discostano.
Nonché, nei loro confronti, quello che è il più delle volte un - più o meno implicito - atto d’accusa. Un apologo di tal fatta si può leggere nel notevole romanzo d’esordio di Fabrizio Ottaviani (La gallina, Marsilio, pp. 237, € 18,50). In cui una «traccia animale» - una gallina recapitata non si sa bene da chi - mette a soqquadro ‘Casa De Giorgi’: la fortezza alto-borghese nel cui claustrofobico intérieur i coniugi Elena e Massimiliano, irreprensibili cittadini di un’innominata città in un imprecisato periodo del Novecento, conducono un’esistenza perfettamente regolata dalla rigida maschera sociale che si sono imposti. La gallina interviene imprevedibile a disorganizzare quell’ordine: mettendone a nudo l’intrinseca fragilità. Tanto la servitù che gli stessi padroni di casa si rivelano incapaci - per l’ossessiva civilisation della quale sono ammantati - di disfarsene nel modo più spiccio e brutale. L’animale immette, in quella Prussia, un elemento selvatico e incontrollato. Bercia, insozza, puzza. La vita sociale dei De Giorgi va a picco e, con essa, le loro lucrose attività. Va così in scena la «caduta di casa De Giorgi», parodia dell’incubo di Poe: un processo farsesco, un’estromissione dalla mega-ditta (pungenti le pagine - tra Kafka e i fratelli Coen - sulla riunione del cda in un’alta torre in preda ai venti), persino un incidente mortale scandiscono un comicissimo crescendo a precipizio (che alle modalità da opera buffa di Palazzeschi deve senz’altro). In una struttura assai tradizionale, ma con scrittura d’ironia sorvegliatissima, Ottaviani riesce a immettere acidi davvero corrosivi di satira sociale, nonché una stralunatezza tutta novecentesca (altri riferimenti vanno indicati in Buzzati e nel Landolfi delle Due zittelle): la gallina della copertina, virata a colori acidi nel filtro che ne consente la visione in 3D, è in questo senso un manifesto.