giovedì 16 aprile 2015

Scomparire tra i rododendri



Avrebbe voluto fare l'editore, e trasformare Clouds Hill, il cottage nel quale si era ritirato a vivere, in una tipografia; del resto l'epoca era quella giusta, negli stessi anni anche il marito di Virginia Woolf, Leonard, stampava in proprio. Abbandonata la djellaba indossata durante la Rivolta araba, e riposta nell'armadio anche la divisa di aviere della R.A.F. ottenuta grazie alle sue amicizie altolocate (lo stato fisico generale, in particolare la dentatura malmessa, non ne avrebbero permesso l'arruolamento), T.E. Lawrence, più noto come Lawrence d'Arabia, all'età di trentacinque anni decise di trasferirsi nella campagna  del Dorset, di scomparire tra i rododendri. Un gesto molto britannico: una recente indagine ha dimostrato che a tutt'oggi circa il 50% degli inglesi possiede un capanno nel countryside. Nel cottage mancava il W.C., un lavandino munito di scarico e una cucina a gas. Però al centro della sala da bagno troneggiava la vasca, esigenza comprensibile per un uomo il quale, alla domanda di un giornalista americano su cosa l'avesse attratto maggiormente del deserto, rispose "Il fatto che sia pulito". Leggermente scostata dall'edificio centrale, una rimessa teneva all'asciutto le cromature della Brough Superior, la splendida motocicletta con la quale si sarebbe ucciso.
Con una biografia che si concentra sugli ultimi anni della vita di Lawrence d'Arabia (Nella sua quiete, NEM editrice, 234 pagg., 17 euro, prefazione di Valentina Fortichiari) Benedicta Froelich ha vinto il premio dedicato a Morselli, lo scrittore morto suicida perché nessuno voleva pubblicare i suoi romanzi; ma anche, ironia della sorte, perché condotto alla disperazione da una banda di motociclisti che aveva trasformato la collina sulla quale l’autore di Roma senza papa e Dissipatio H.G. viveva in una pista da motocross.
Nonostante sia un libro disordinato (alla scansione in capitoli del volume non corrisponde alcuna sequenza cronologica o tematica) nonché, a tratti, enfatico, con un protagonista che si stupisce un po’ troppo spesso delle sue azioni e addirittura dei suoi pensieri, Nella sua quiete dispiega una struttura retrospettiva magmatica ed efficace. In più, è ben documentato. Vi compaiono ciclicamente gli eventi essenziali della vita di Lawrence:  la cooptazione ad Oxford nel servizio segreto da parte del professor Hogarth, anche lui spia della Corona; i viaggi nel Sinai allo scopo di tastare il terreno per le future operazioni di intelligence; e naturalmente gli episodi centrali della Rivolta araba, con la trasfigurazione in El Orens e in Lawrence d'Arabia.
Chiunque abbia visto il film con Peter O’Toole tratto dai Sette pilastri della saggezza, il capolavoro letterario di T.E., sa che nel corso del primo conflitto mondiale Lawrence aveva il compito di innescare la rivolta dei beduini contro l’Impero ottomano, alleato dell’Austria e della Germania. Per il bene dell'Inghilterra, o per quello degli arabi? Inevitabilmente il libro della Froelich torna ossessivamente su quelle che un’altra spia letterata inglese, Graham Greene, chiamava “le lealtà divise”. Per dare fuoco alle polveri degli arabi, Lawrence doveva guadagnarsi la fiducia dei beduini; ma terminata la guerra, come dimostrarono i tentativi falliti, a Versailles, di convincere la società internazionale a concedere ai signori del deserto una terra e uno Stato, gli arabi sarebbero tornati ad essere un intralcio, e un intralcio sacrificabile. Anche l’episodio dello stupro subito dai turchi – ma congegnato, cinicamente, dal servizio segreto inglese – andrebbe letto in quest’ottica: “che qualcuno avesse usato il suo corpo contro la sua volontà gli aveva fatto capire che altri, senza che lui se ne rendesse conto, stavano usandolo in modo di gran lunga peggiore”. Perché Lawrence "si era arabizzato e pareva difficile, ormai, capire dove risiedesse la sua lealtà".
Poco prima di morire nel celebre incidente motociclistico, oltre ad intrattenere relazioni di amicizia con scrittori del calibro di un Thomas Hardy o di un E.M. Forster, Lawrence “aveva coltivato una fitta amicizia epistolare con Henry Williamson, che, oltre ad essere uno scrittore interessante, era uno degli esponenti più rilevanti dell'estrema destra inglese, l'Unione Britannica Fascisti, il cui leader era Sir Oswald Mosley, che aveva forti legami con il partito nazionalsocialista tedesco”. Una vendetta di Lawrence contro una Patria che lo aveva quasi venduto al nemico, cioè finalmente un tradimento bello e buono da parte sua, e al diavolo le “lealtà divise”? Avrebbe iniziato un carteggio con il futuro Governatore delle Bahamas, quell'Edoardo VIII magister elegantiae che abdicò al trono inglese per sposare una borghese e che adorava sfilare fra le S.S.? Forse prospettare un futuro così sulfureo è dare troppo credito alla lucidità politica di Lawrence. Probabilmente non aveva capito che un’Inghilterra nazista, o anche semplicemente filonazista, non sarebbe stata più l’Inghilterra, e che un eventuale incendio dell’House of Commons, sull’esempio del Reichstag, l’avrebbe cancellata come nazione. Resta la libertà di chiedersi in che pasticcio ideologico, diplomatico o militare si sarebbe ficcato, se il fatale volo con la Brough non avesse vanificato i suoi progetti.

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